CHO: la felicità al lavoro

CHO: la felicità al lavoro

Ho pensato tanto intensamente alla felicità che alla fine è diventata il mio lavoro.

Scrivevo di felicità per passione e fiducia e oggi mi occupo di lei a tempo pieno. Chi avrebbe mai potuto immaginare che la felicità sarebbe diventata il mio mestiere?

E invece oggi sono un CHO.

Chief Happiness Officer.

Manager della felicità.

Sì, ok, e per vivere invece che lavoro fai?

No no, giuro! Ci vivo, io, con questo mestiere!

Seeee vabbeh. E che fai? Fai il solletico ai passeggeri sull’autobus? Elargisci abbracci alle cassiere del supermercato? Insegui i passanti ricordando loro che il mondo è bellissimo, la vita è straordinaria e dopo il temporale torna sempre il sole? 

Ecco. No. Sono domande che mi sono state poste sul serio, ma no.

Quello del Chief Happiness Officer è un lavoro. Un lavoro vero. Ed è un lavoro tanto bello quanto utile.

In qualità di CHO io mi occupo di curare il benessere e la serenità dei professionisti di Marketers, l’azienda con cui collaboro.

Hai presente quando chiedi a qualcuno Come stai? e la risposta che ottieni varia tra:

Mah…da lunedì.

Che vuoi che ti dica. Tiro a campare finché arriva la pensione. 

A parte il lavoro, abbastanza, dai. 

Hai una domanda di riserva?  

Il mio scopo è che questo non accada, almeno non dove lavoro io.

Sì, beh, certo, il weekend è sempre il weekend e il tempo libero è una gran cosa. Ma chi l’ha detto che le ore e i giorni che trascorriamo al lavoro debbano essere la parte peggiore della vita? Che poi, ehi, che parte! Un terzo della nostra esistenza la trascorriamo in ufficio, in fabbrica, dietro il bancone di un bar o quello di un negozio. Un terzo! Prendi la vita, dividila in tre. Poi un pezzo lo butti via ché tanto eri al lavoro, un altro cancellalo perché l’avrai trascorso dormendo e quindi non ti ricorderai nulla (sebbene il sonno sia sacrosanto, bada bene). Quel che resta, inclusi pasti, commissioni, faccende domestiche e visite dal dentista, ecco quello è ciò che resta della tua vita.

Se ti è venuta l’ansia, ho un bella notizia per te: da oggi esistono i CHO.

E grazie a loro, a noi, anche quello sgualcito terzo dell’esistenza che si trascorre al lavoro può trasformarsi in vita vera, quella che merita di essere vissuta.

Non siamo prestigiatori né spacciatori di MDMA.

Siamo professionisti che operano quotidianamente per aiutare le aziende a diventare posti in cui sia bello stare, in cui sia bello vivere.

E sai qual è la bella notizia? Che ci riusciamo pure!

Il segreto è questo: quando un imprenditore sceglie con consapevolezza di inserire un CHO in azienda, un gran pezzo del lavoro è fatto.

Sì perché questo coraggioso atto visionario dimostra che il suddetto imprenditore ha capito che nei confronti dei propri collaboratori ha una bella responsabilità perché ha un’influenza enorme su quel terzo del tempo delle loro vite che può fare la differenza tra una vita serena e una no.

Quindi lui ci chiama, l’imprenditore intendo, noi arriviamo con tutto il nostro armamentario e cominciamo misurando la temperatura dell’azienda: come stanno le persone che la costituiscono? Sono arrabbiate e stressate? Sono stanche, demoralizzate, sfiduciate? Sono smarrite, rassegnate, annoiate?

Ascoltiamo, misuriamo, valutiamo e alla fine proponiamo soluzioni e le mettiamo in campo, col benestare della leadership che ci ha voluti lì con sé. Che poi, attenzione, anche i signori che stanno ai piani alti hanno bisogno di noi e non sono certo esentati dal nostro intervento.

Quello del CHO è un lavoro di squadra, ma tutta la squadra. E l’imprenditore ne fa parte a pieno titolo.

Poi, se si lavora bene, emergono i problemi (che sono lì proprio per essere affrontati), vengono a galla i malumori, si cercano e sperimentano soluzioni e poi si iniziano a contare i successi.

Come quella volta che la signorina Silvia (ovviamente il nome è di fantasia) mi raccontò il proprio sconforto e arrivammo insieme a capire che il problema era la gestione del tempo. Plasmammo quindi un piano d’azione personalizzato, sperimentammo e testammo fino ad ottenere un risultato strepitoso: ottimizzazione del tempo dedicato al lavoro a pieno beneficio del tempo libero e a discapito di stress, sovraccarico e affanno. In poche parole: un passo avanti verso la felicità.

Questa e tante altre storie sono la mia gratificazione quotidiana, il motivo per cui mi sveglio con il sorriso ogni mattina (no, non è vero, ho anch’io le mie paturnie).

So di essere molto fortunata perché mi occupo di una questione, la felicità, che mi ha sempre affascinata profondamente. Ho il privilegio di dovermi formare a più non posso sull’argomento e di mettere in campo le mie conoscenze per toccare con mano la loro efficacia.

La cosa incredibile, quella che in pochi riescono a credere sai qual è?

È un lavoro.

È il mio lavoro.

E se c’è chi ancora pensa che vada in giro ad abbracciare gli alberi (che poi lo faccio, ma questa è un’altra storia) e che tutto questo sia solo una bella favola da raccontare ai bambini prima di dormire, beh, tanto male non è.

Chissà che non crescano adulti fiduciosi in grado di considerare il lavoro un’eccellente parte di una vita che meriti di essere vissuta.