Basta così

Basta così

È domenica. Un’assolata e tiepida domenica primaverile, la prima di un maggio misterioso che ci apprestiamo a vivere con incertezza. Oggi è il giorno che precede la Fase 2, quella ripartenza selettiva che pian piano dovrebbe traghettarci verso la normalità. Mentre ci domandiamo tutti quanti che ne sarà dei prossimi giorni, io mi fermo un istante a congedare il tempo sospeso che se ne va.

L’ho osservato dal mio piccolo balcone, ascoltato nelle parole dei telegiornali, esplorato in fila al supermercato. Poi l’ho letto nella cascata interminabile di messaggi sui social network. E qui lo scorcio sull’umanità si fa più crudo, sfacciato, schietto.

Qui ho fatto i conti con parole di ogni colore, sfumatura e intensità, ma una, in particolare, mi ha bussato sullo schermo con insistenza portando con sé un grave senso di amarezza.

Basta!

Basta con le corse al parco!

Basta cantare dai balconi!

Basta! Questi politici ci stanno uccidendo!

Basta stare in casa!

Basta uscire di casa!

Basta dire basta!

E via dicendo. Una sequela interminabile di rimproveri a squarciagola ha infestato pensieri e messaggi per giorni innescando il pericolosissimo contagio della rabbia.

E poi Basta.

Credo che le parole portino con sé una forza incontenibile, che andrebbe valutata con cura e delicatezza.

Già, le parole.

La nostra lingua italiana nasconde molta più saggezza di noi e talvolta ci offre alternative che, se colte con intelligenza, possono capovolgere la situazione.

Così è accaduto pochi giorni fa, quando sono inciampata – sono certa, non per caso – in un messaggio insolito.

Erano le parole di una giovane donna, una mamma che rifletteva su questi giorni strani e sulla bellezza che portano con sé nonostante le indubbie complicazioni quotidiane.

Le ho lette e rilette innumerevoli volte, avevano qualcosa di unico, straordinario, prezioso. Avevano la consapevolezza delle parole, la pregiata abilità di stravolgerne il significato.

Le ho amate all’istante.

Ho subito pensato di affidare loro l’articolo delicato che avrebbe preceduto la ripartenza, ma non conoscevo quella mamma straordinaria e volevo chiederle il permesso di invitarla qui, con me. È stato sufficiente un breve scambio di messaggi per ottenere il suo numero, raggiungerla e scambiare due parole al telefono.

Giulia – questo il suo nome – è mamma di due bellissime bimbe ed è educatrice in un asilo nel bosco, quei posti che sanno di favola, ma che esistono per davvero e dove i bimbi possono crescere scalzi esplorando la natura.

Giulia è un’osservatrice attenta della genuinità dei più piccoli, ma è anche una mamma che sa riconoscere le fragilità e le complicazioni con cui un genitore deve fare i conti ogni giorno.

Il suo messaggio ha qualcosa di magico e, grazie al suo permesso, ve ne regalo alcuni passaggi:

Ho sempre amato osservare i bambini e in questo momento particolare amo osservare le mie figlie […] e quello che mi stanno mettendo sotto gli occhi è un mondo che vorrei far mio. Il più possibile. Aldilà della fatica, della preoccupazione, degli ostacoli e delle privazioni che questo isolamento ha portato a tutti. Soprattutto loro. I nostri bambini.
[…] Ecco, è proprio questa preziosa quiete che è riuscita a mostrarmi ancora di più e in modo diverso la ricchezza del mondo infantile.

Basta un telo e due sedie per costruire il più bello dei castelli, anche nella casa più piccola del mondo. E diventare così pimpipesse (come dice la mia Emma) di un regno incantato. Basta una gonna per diventare una ballerina, un cappello o delle mutande in testa per trasformarsi in un pirata ed un cuscino da cavalcare per divenire la più brava delle cavallerizze.

[…] Basta una lunga permanenza a casa per vivere a pieno ogni attività casalinga e volerne far parte in modo attivo imparando così a spazzare, a pulire i vetri, ad asciugare i piatti, a prendersi cura della propria casa e delle persone, animali ed esseri viventi che la abitano. Senza essere costretti, premiati o lodati.

Basta del tempo non organizzato per far nascere idee spontanee creative che portano alla progettazione e alla realizzazione di vere e proprie opere d’arte.

Basta la convivenza prolungata con la propria famiglia per conoscere a fondo come mai prima d’ora fratelli e genitori e riuscire a sintonizzarsi così sul modo di essere di ognuno.

Basta un periodo lungo di rilassamento per far nascere domande profonde, per trovare il coraggio di porle e per confidare pensieri mai svelati.

Basta un periodo senza fretta, senza corse di qua e di là, senza spostamenti per riuscire ad essere più presenti, più concentrati, più attenti.

Basta trascorrere così tanto tempo in un luogo familiare per far uscire emozioni, accogliere e far accogliere qualsiasi manifestazione di se stessi. Rigenerarsi, ricaricarsi e rafforzarsi dal punto di vista emotivo.

[…] I bambini si sono fermati perchè è l’adulto che, chi più chi meno, si è fermato. Il nostro modo di vivere si rispecchia inevitabilmente nel loro modo di vivere.

Questa situazione che stiamo vivendo, drammatica e impegnativa sotto tantissimi punti di vista, è riuscita però anche a farci sperimentare una vita diversa e ci sta mostrando gli effetti che può avere un modo di stare nel mondo mai vissuto prima.

Dopo, ricerchiamola questa quiete.

L’avete vista anche voi? Ci avete fatto caso?

Basta, basta e ancora basta.

Eccola qui la magia delle parole, quelle che una mente delicata può stravolgere con un tocco.

Nelle mani di Giulia, Basta non è un rimprovero, ma una semplificazione gentile, l’esordio di una considerazione arguta.

È sufficiente, non serve altro che.

Giulia non si erge a maestra di vita, ma ad osservatrice attenta e propositiva che non mette in discussione il prossimo, ma invita a riflettere tutti quanti, per prima sé stessa.

E si congeda con una proposta cordiale che non possiamo davvero rifiutare:

Dopo, ricerchiamola questa quiete.

Dopo comincia domani.

Io prometto a Giulia che ci proverò perché ne vale la pena, perché lei lo sta facendo e sono certa che ci riuscirà. Così come ha saputo cogliere la bellezza delle cose traducendola in una parola che ha stravolto, riscattato, liberato dall’oscurità della rabbia e del rancore.

Al telefono, poi, Giulia mi ha regalato un ultimo pensiero che, come un pezzo di puzzle, si incastra magicamente con l’anima di questo mio diario gentile.

Ogni vulnerabilità può diventare una risorsa.

E ha sorriso, l’ho sentita.

Lo so, la penso come te e ci credo per davvero, cara Giulia.

L’ho scritto, lo ripeto e lo faccio mio giorno per giorno.

E che da domani resti così per sempre:

basta poco per essere felici.

Basta_così_Giulia

Giulia e la sua Felicità.