Balla, balla, balla!

Siamo in piena pandemia. Le strade sono vuote, le piazze deserte, i negozi chiusi e i pullman vuoti. – Pare Io sono leggenda! – dicono in tanti. 

E invece no.
Lì Will Smith era solo, ma solo per davvero. Sì, aveva un cane, ma forse già allora era l’unico espediente per uscire di casa. E comunque in casa non c’era nessuno.

Qua no. Le persone ci sono, ci sono eccome! A volte cantano sui balconi, altre appendono arcobaleni alle finestre e ringraziano i medici illuminando la notte con i cellulari. Insomma, le persone ci sono e fanno cose strane.

D’altronde la situazione è insolita e bisogna inventarsi dei diversivi. Dobbiamo imparare da capo a vivere il nostro tempo e le persone che con noi dividono la casa, ammesso che qualcuno ci sia. 

Le finestre sono diventate lo schermo da cui osservare il mondo là fuori come un film e, come ogni kolossal che si rispetti, il colpo di scena è proprio dietro l’angolo. 

Ieri, dopo pranzo, sorseggiavo la mia tisana sul balcone – mai fatto prima d’ora, ma non è niente male. Segnare tra le abitudini da mantenere – . 

Abito in una zona molto tranquilla, non capitava nulla prima della pandemia e non capita nulla nemmeno ora, né fuori né dentro le case – sì, sto guardando nelle finestre degli altri da un po’. Se qualcuno si affaccia gli sorrido e in cambio ricevo un saluto. Giuro che prima d’ora non era mai capitato – .

D’un tratto, però scorgo del movimento in un appartamento al di là della strada. 

Strizzo gli occhi per capire di che si tratti – proprio come i peggiori voyeuristi da Grande Fratello – e distinguo un bambino o una persona molto molto piccola. 

Si muove, tanto e male. Salta, si butta a terra, agita gambe e braccia in ogni direzioni, ruota su se stesso da una parte e dall’altra e si scuote senza sosta.

Mi preoccupo. Lo so che i sintomi del conoravirus non sono questi, però che ne sai? Potrebbe esser stato morso da una tarantola, aver ingoiato un boccone rovente, potrebbe aver bisogno d’aiuto, di me, di soccorsi!

Mentre mi affanno per capire che diamine stia succedendo, una mano apre la finestre.

In un attimo la strada si riempie di musica. Le note di Despacito a pieno volume si schiantano sull’asfalto e contro i muri. I bassi rimbalzano tra i balconi e le finestre. E il tamarro che c’è in ognuno di noi (sì, anche dentro di te, giuro) fa capolino con veemenza.

Il piccolo umano si avvicina alla ribalta e continua ad agitarsi di fronte alla finestra spalancata: scopro che è un bambino, ha un sorriso grosso così e se la sta godendo alla grande.

I suoi movimenti scomposti e disordinati riempiono la stanza e scivolano ovunque, la sua felicità incontenibile esplode fin fuori casa e mi travolge come un’onda anomala.
Devo ballare. 

Ora. 

Subito. 

Adesso!

Rientro veloce, mi infilo gli auricolari, digito Despacito e lascio che Youtube mi proponga la sequenza che ritiene in linea con la mia scelta. 

Via le ciabatte, via i calzini e via l’elastico dai capelli. Via la dignità e qualsiasi controllo.

Ho ballato per 20 minuti senza ritegno né vergogna, le gambe e le braccia hanno raggiunto posizioni mai viste, mi sono fatta malissimo sbattendo contro il muro, ho perso il fiato cantando parole a caso e scuotendomi senza nessun rispetto del ritmo, della velocità e dello spazio. Anni e anni di danza classica gettati al vento. 

Poi, sfinita, mi sono abbandonata a terra a riprendere fiato. Felice. Ma felice per davvero!
Perché non l’ho fatto prima? L’energia incontenibile che mi è esplosa dentro è rimasta in circolo per ore e l’umore è schizzato alle stelle. Dopo una rapida (e assolutamente necessaria) doccia ho ripreso a lavorare. Concentrata, veloce e precisa, produttiva come non mai.

Lo so, ho messo in circolo dopamine ed endorfine e questo fa un gran bene all’umore, ma io credo che la felicità di aver lasciato andare le briglie sia stata la vera pillola che ha dato una sferzata alla mia giornata. 

Lo farò di nuovo, lo farò spesso, per la gioia del mio Io-tamarro. Proverò con altra musica, cercherò ritmi tribali e travolgenti e lo rifarò già da domani.

Tra i suggerimenti e le idee stravaganti che in questi giorni virali si susseguono sui social per superare la noia, la paura e l’ansia, io metto in cima questa. 

Balla. 

Balla tanto e male, balla di colpo e senza pudore. Tira le tende, se vuoi, ma lasciati andare più che puoi, senza ritegno né ritmo né regole. Sì, magari evita di centrare lo spigolo dello scaffale lì affianco, ma non darti altri limiti.

La sensazione di libertà che ti lascerà la tua folle danza sarà più intensa di qualsiasi passeggiata proibita che vorremmo rubare in questi tempi di clausura forzata.

Balla. Balla come avrebbe fatto il bambino che eri prima che gli insegnassero il contegno. Balla come una scheggia impazzita, “balla come se nessuno ti stesse guardando”, balla in modo spudorato, incontrollato, vergognoso e scompigliato.

Balla, ma balla male ché a comportarti bene ci penserai dopo aver spento la musica. E tornerai a rispettare gli orari, gli spazi e i decreti, ma saprai che lì, fra una regola e l’altra, c’è una Danza Koduro che ti aspetta, una pausa tra i “sì” e i “no”, un disordine perfetto e scompigliato tra quello che non si può e quello che da domani, speriamo, si potrà.